I quadri della mia giovinezza erano ingenui, pieni di esperimenti e di sbagli, tragici, forti, bizzarri, pesanti…trasudanti energia ed intenzione.
Quelli della stagione di mezzo, meditati, complessi, carichi, descrittivi, passionali.
Nell’ultimo periodo figurativo avevo raggiunto un’elevata compiutezza formale, costruivo i quadri a strati, velatura su velatura nascevano palazzi di nove piani.
Ho amato tutto quello che ho fatto, ma ora è storia chiusa: non posso credere alla reincarnazione, il corpo è dato “una tantum” per farne esperienza, poi passa.
Ho conosciuto felicità, nella mia vita, che sono rimaste intatte nel tempo perché non avevano un corpo e, come profumo, le sento ancora nell’aria all’improvviso, inesplicabili e volatili mi risvegliano al ricordo di Itaca e mi dischiudono visioni che mi fanno testimone.
C’è ritmo nella mia vita, il corso del tempo disegna orbite ascendenti, conversioni al centro, velocità in aumento prossima alla caduta libera e liberatoria.
Di tanto fare faccio salva l’attualità, quella che “tace” e prega con “gemiti inesprimibili”, come avevo visto e mirato da molto lontano, curiosando tra le ultime pagine del libro.